La Scuola Arcobaleno aderisce al progetto sperimentale propostoci dall’Associazione Scherma-Lia, che aveva già svolto presso di noi una lezione aperta a tutti gli alunni per un approccio propedeutico alla conoscenza di questo sport.
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La Scuola Arcobaleno aderisce al progetto sperimentale propostoci dall’Associazione Scherma-Lia, che aveva già svolto presso di noi una lezione aperta a tutti gli alunni per un approccio propedeutico alla conoscenza di questo sport.
Continue readingIl 23 Ottobre 2015 inizia l’avventura di Accademia Scherma Lia dove hanno presenziato alla cerimonia di inaugurazione gli azzurri Paolo Pizzo e Marco Fichera.
Dopo circa 8 mesi Accademia Scherma Lia, Progetto Aita Onlus e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù prendono una decisione cruciale: permettere ai ragazzi di seguire i loro beniamini fino alle Olimpiadi di Rio de Janeiro.
Per i ragazzi parte il conto alla rovescia, il loro unico scopo diventa acquisire sempre più competenze tecniche per essere in grado di sostenere i campioni, durante la competizione più adrenalinica e importante al mondo.
Arriva agosto 2016 e 8 ragazzi dell’Accademia Scherma Lia sono pronti alla partenza: si salutano i familiari all’aeroporto, si annoverano le regole di viaggio con gli operatori, si arriva all’altro capo del mondo, ed inizia l’avventura.
Ci sarebbero mille storie divertenti da poter raccontare, tante esperienze stupende, la felicità nei volti dei ragazzi che è stata incontenibile, la soddisfazione degli operatori, ma la vera chiave di volta arriva il giorno prima della finale a squadre di spada maschile:
“Andrea, Enrico, Marco e io avevamo solo bisogno, secondo noi, di silenzio e concentrazione, senza alcuna distrazione esterna. Ma siccome Mazzone ha dimostrato in più occasioni di saper trovare la chiave giusta per stimolarci, accettammo poco convinti quello che più di un invito… era un obbligo. E ancora una volta Gigi ha avuto ragione. Pranzare insieme a Jacopo e agli altri ragazzi ci ha aperto la mente. Stando con loro, con semplicità, passandosi una posata o porgendo la bottiglia dell’acqua, ti accorgi quali solo i valori veri della vita. A quel punto il tuo eccesso di ego si sgonfia e ritrovi la voglia di ascoltare gli altri. In quel pranzo a Casa Italia, i ragazzi dell’Accademia Scherma Lia erano elettrizzati, noi spadisti felici di aver ritrovato equilibrio e un pizzico di serenità”.
Paolo Pizzo
“Un progetto che ha aiutato loro, i ragazzi, ma che ha fatto crescere molto anche noi”.
Marco Fichera
“Penso che per i ragazzi dell’Accademia Scherma Lia, venire ad un’olimpiade sia stato come vivere un sogno; e per noi, vederli soffrire e gioire all’unisono è stato di grande sostegno; ma soprattutto la felicità di carpire l’enorme gioia dai loro occhi quella sera, sapendo di avergli regalo, se possibile, qualcosa in più! Credo che questa sia per me l’esperienza con questi ragazzi a Rio Questo è quello che mi porterò dentro.”. Andrea Santarelli
“I ragazzi ci hanno ringraziato. Ma sono io che sento di doverli ringraziare. Per tutto quello che mi hanno dato. Loro hanno reso tutto meraviglioso”. Enrico Garozzo
i ragazzi, per la prima volta, hanno sperimentato per un lungo periodo di tempo la distanza dalle famiglie, migliorando così le loro abilità adattive nella gestione e nella cura di Sé (lavarsi, vestirsi, monitorare i loro materiali ecc). Inoltre, hanno sperimentato l’adattamento ad un contesto completamente nuovo, sin dalla partenza (prendere un aereo, procedure di imbarco/sbarco), fare spostamenti di gruppo in una metropoli, dove si parla una lingua a loro sconosciuta, adattarsi al contesto olimpico in termini di modalità di accesso, numerosità delle persone sopraggiunte ecc.
sono stati i protagonisti di un’esperienza unica e si sono adattati al ruolo di “testimonial”.
è stata un’occasione unica per imparare, dai più grandi campioni, a raffinare la propria tecnica, lo spirito di squadra, il fair play e la competizione positiva.
non è stato affatto semplice presenziare ad una gara importante, dove le emozioni sono estremizzate e il confine tra partecipare ad un progetto sociale ed essere di sostegno agli atleti, è molto sottile. Tuttavia i ragazzi hanno trovato delle strategie efficaci di automonitoraggio e di autoregolazione emotiva.
per ottimizzare l’adattamento al contesto olimpico è stato richiesto ai ragazzi di cooperare in maniera assertiva, aumentare la propria flessibilità cognitiva, incrementare la capacità di tollerare le attese e la possibile frustrazione.
Per mettere in atto tale fase del progetto è stato necessario costruire delle micro-fasi preparatorie per i partecipanti e le loro famiglie. In particolare, è stato cruciale:
Gli operatori che hanno fatto parte a questa fase del progetto sono stati coinvolti direttamente nell’organizzazione e informati di tutte le procedure standard e di emergenza.
Il Camp-Play Fencing nasce da un’idea di Marco Fichera e Luigi Mazzone, a cui successivamente hanno preso parte Andrea Santarelli e il maestro Andrea Candiani. Il camp sarà un’occasione di crescita professionale e personale e si svolgerà dal 26 agosto al 1 settembre 2019 a Salsomaggiore Terme. Tutti i partecipanti avranno l’opportunità di partecipare ad una settimana d’allenamento di altissimo livello, tra assalti, lezioni, preparazione atletica, sedute di coaching e momenti extra- sportivi, con lo scopo di migliorare l’aspetto tecnico – tattico degli atleti, grazie al supporto di uno staff di primissimo livello. La peculiarità del Camp-Play Fencing è quella di essere un’importante progetto che coniuga l’inclusione sociale di bambini/ragazzi con disturbo dello spettro autistico e il training intensivo di scherma ludico-agonistica. Il camp sarà quindi un’esperienza che guiderà i ragazzi non solo a lottare per la vittoria sportiva ma anche a ricercare i valori del rispetto, della cura, e dell’attenzione per l’Altro…. perché è importante ricordare: “Campioni non solo nello sport, ma nella vita”
Le giornate sono organizzate e strutturate per garantire un costante livello di apprendimento e divertimento:
08:00: Sveglia
08:20: Colazione
09:00: Lezioni e dimostrazioni
09:40: Allenamenti
11:30: Tempo libero (mare, piscina, giochi ecc..)
13:00: Pranzo
14.30: Riposo Pomeridiano
16:00: Dimostrazioni, allenamenti, incontri
20:00: Cena
21:15: Serata a tema organizzata del camp
22.45: Rientro in camera
«Credo che la scherma abbia tanto da dare ai ragazzi autistici: incrementa la comprensione dei gesti dell’avversario, che sta a mezzo metro di distanza; sviluppa il sistema attentivo, è un ottimo esercizio a livello metacognitivo, consolida l’autostima quando il colpo va a segno, insegna una buona percezione corporea e un coordinamento dei quattro arti sull’asse»
La finalità del progetto, realizzato in collaborazione con Proetto AITA onlus, è favorire l’inclusione sociale, di ragazzi con disturbo dello spettro autistico in un contesto ludico, utilizzare le peculiarità della disciplina scherma serve a implementare alcune capacità dei bambini autistici, e infine, dare loro la possibilità di praticare attività sportiva a livello agonistico.
La scherma come tutti gli sport di combattimento ha importanti risvolti metacognitivi:
In teoria, la scherma, è uno sport individuale ma in realtà sia le modalità di combattimento, in cui l’avversario è a pochi metri, sia le modalità di strutturazione dell’attività lo rendono a tutti gli effetti uno sport socio-relazionale che esalta le capacità di integrazione interpersonale.
La strategia di combattimento, pone sempre lo schermitore nelle condizioni di cercare di capire le intenzioni dell’avversario e di trovare le soluzioni ottimali per mettere a segno “la stoccata”, ed è quindi eccellente per sviluppare le abilità metacognitive come ad esempio la “teoria della mente”, particolarmente deficitaria nelle persone con autismo.
Migliorare queste capacità per i bambini autistici è fondamentale per la loro vita.
L’inserimento dei bambini/ragazzi con disturbo dello spettro autistico nell’Accademia di Scherma Lia, avviene attraverso un lavoro di èquipe che permette di valutare in maniera puntuale le competenze di base: linguaggio, abilità adattiva, capacità di problem solving, comportamenti problema ecc.
Il modello di lavoro prevede la presenza di maestri di scherma qualificati e certificati che hanno ricevuto una formazione sulla gestione e la comprensione dei comportamenti tipici delle persone con disturbo dello spettro autistico e ricevono costante supervisione al fine di poter valorizzare le abilità dei ragazzi in pedana e in gara. Inoltre i ragazzi sono affiancati da “tutor di sala”, ovvero psicologi o terapisti che hanno una formazione specialistica sui disturbi del neurosviluppo e sull’inclusione attraverso progetti ludico-sportivi, in un rapporto di 1:2 o 1:3 a seconda delle esigenze. I gruppi sono divisi in base all’età e al livello tecnico raggiunto dai ragazzi.